Palladio

Meditazione visiva sulla memoria dell’architettura classica, reinterpretata in chiave contemporanea. Rilievi materici, linee monocrome e richiami a cupole e colonne evocano l’armonia universale di Palladio e Alberti, trasformando la materia in simboli essenziali, in dialogo tra passato e presente.

Palladio acrylic compound with sand on canvas 70×100 cm | 2024

L’opera si pone come una meditazione sulla memoria dell’architettura classica, rielaborandola attraverso uno sguardo profondamente contemporaneo. Le linee monocrome e i rilievi che emergono sulla superficie evocano frammenti di un sapere antico, dove la citazione di elementi quali cupole e colonne viene astratta, ridotta a simboli essenziali che sfuggono al tempo e alla narrazione letterale. In questa sospensione visiva, l’architettura si dissolve nell’idea pura, in una ricerca di quella “armonia universale” che Leon Battista Alberti e Andrea Palladio consideravano fondamento della bellezza.

La forma e la materia, trasfigurate dal gesto artistico, invitano a una riflessione sul senso della permanenza e del cambiamento: la pietra, il gesso, la luce stessa diventano testimoni di un dialogo senza tempo tra passato e presente. L’opera non intende riprodurre fedelmente le forme palladiane, ma instaurare un dialogo silenzioso tra la memoria e l’immaginazione, tra ciò che resta e ciò che si trasforma, in uno spazio che richiama la “città ideale” sognata dal Rinascimento e ridefinita dall’architettura contemporanea di autori come Carlo Scarpa o Peter Zumthor.

In questa dimensione rarefatta, l’architettura si fa pensiero, aspirazione, archetipo: una tensione costante verso un’estetica universale, dove il classico non è nostalgia, ma materia viva per la creazione di nuovi linguaggi.