Surface

Portrait, Dissolution, and Contaminated Surface

Surface acrylic and markers different layers of canvas 182×82 cm – 2025

Ritratto, dissolvenza e superficie contaminata

L’opera si muove su un confine ambiguo tra visibilità e dissoluzione. Frammentata, quasi atomizzata, essa non mostra un volto, ma una molteplicità di tracce, presenze e sparizioni. Il camouflage — storicamente legato all’occultamento — qui si emancipa dalla sua funzione originaria: non nasconde per proteggere, ma rivela per sottrazione.

Il volto, elemento centrale dell’opera, non è un’identità riconoscibile, ma un camouflage identitario. Ogni tratto è un indizio, ogni frammento un’espressione potenziale. L’identità non è data, ma costruita nel tempo — come un collage emotivo, narrativo e sociale. Il volto si mimetizza non per scomparire, ma per moltiplicarsi.

I soggetti evocano silhouette familiari, modulate da texture e forme che richiamano pattern estetici massificati. Sono volti che sembrano appartenere a tutti e a nessuno: camuffati da ideali, riflessi seriali di un immaginario collettivo. Il volto non è più un “chi”, ma un “come”: come sembri, come appari, come vieni percepito.

La superficie è contaminata da pattern mimetici che invadono il volto, lo scoloriscono, lo dissolvono. Il camouflage diventa ornamento critico, linguaggio decorativo che svuota ogni promessa di riconoscimento. Non c’è più distinzione tra soggetto e sfondo: la pelle diventa ambiente, l’ambiente diventa pelle.

L’opera diventa un campo di tensione: l’identità è presente solo nella sua assenza visibile, nel modo in cui si fonde, si frantuma e si ripete. La figura umana c’è, ma è risucchiata dallo spazio circostante, come una presenza che si svela proprio mentre si ritrae. È un’eco, non una voce.

Nel lavoro di DutyGorn, il camouflage abbandona la semantica militare e strategica per farsi estetica della confusione e della soglia. Non difende, ma disorienta. Non protegge, ma problematizza: chi guarda? chi è guardato? chi è il soggetto? chi l’ambiente?

Quest’opera, nella sua scomposizione, non cerca un’identità stabile, ma ne interroga l’instabilità. Attraverso il camouflage, il ritratto diventa terreno di frizione tra corpo e cultura, tra estetica e sparizione, tra soggetto e superficie.

È un ritratto in dissolvenza, dove il volto è un dispositivo critico e poetico, pronto a smascherare ciò che, per abitudine, siamo abituati a riconoscere.